Il
coach carismatico...
Lunedì sera, tornando in treno da Padova, dove nel fine settimana avevo
tenuto un mio doppio seminario, parlavo con una dirigente sportiva di una
società di pallavolo femminile e non nascondo che sono rimasto un po’ deluso da
come, negli ambienti sportivi, ci siano ancora persone che non comprendano
l’importanza del mental coach per migliorare le performance sportive dei propri
atleti.
Mental coach e psicologi sportivi non sono ancora due figure perfettamente integrate negli organigrammi sportivi e riconosciute come fondamentali dagli addetti ai lavori.
Ovviamente, è il mio punto di vista, ma temo che in Italia,
siamo ancora indietro rispetto ai paesi anglosassoni o in altre parti del mondo,
dove il mental coach affianca normalmente il lavoro dell’allenatore
tradizionale.
Fatta questa premessa, vorrei
parlarti del Coach Sportivo dei
settori giovanili.
Una figura particolare che, per il suo
ruolo delicato - allenare
giovani atlete e atleti - deve
possedere alcune caratteristiche fondamentali per stare in mezzo ai giovani.
Troppe volte ho avuto modo di costatare che il comportamento di molti allenatori delle giovanili lasciava e lascia a desiderare. Ho personalmente assistito a scene disgustose, per non parlare poi, degli insulti “lanciati” verso gli arbitri in vari sport e, in alcuni casi, anche verso i propri giovani atleti.
Se in una squadra professionista l’allenatore è importante, oserei affermare che in un ambiente composto di giovani atlete e adolescenti, la figura dell’allenatore è determinante.
In quell’ambiente, il coach non è solamente colui che allena fisicamente e tatticamente la squadra, bensì, è una vera e propria guida, un punto di riferimento per ogni ragazza o ragazzo che allena.
Se fossimo nell’Antica Grecia parleremo di Mentore.
Io aggiungo che un buon coach sportivo deve essere soprattutto carismatico e “trasmetterlo” (il carisma) ai suoi atleti.
Ma il carisma deve possederlo solamente il coach dei settori giovanili?
Ovvio che no. Non è un caso che i più grandi allenatori di sport di squadra siano, prima di tutto, persone carismatiche (potrei scriverci un articolo solamente facendo un lungo elenco di nomi). Mi limito a citarne solo due di sport diversi: Jose Mourinho e Julio Velasco.
Ma tornando ai giovani, sono dell’avviso che per poterli allenare e “guidare”, sia assolutamente indispensabile un grande carisma e una leadership fuori dal comune.
Massimo Piovano, uno degli autori italiani che preferisco, nel suo libro “Sviluppa il tuo carisma”, afferma a pagina 207:
- «Osservare gli individui attraverso la lente del loro potenziale e delle loro azioni migliori, anziché attraverso la lente del loro comportamento contingente e delle loro debolezze, crea energia positiva e raggiunge la loro parte più intima. Quando percepirai e riconoscerai il potenziale di un altro (partner, figlio o collaboratore), sarà come se lo guardassi tramite uno specchio che riflette il meglio di lui. Questa visione non solo lo motiverà permettendogli di fare emergere la parte migliore di sé, ma libererà anche te da reazioni indesiderate. Così, se qualcuno si comporta al di sotto del proprio potenziale potresti semplicemente affermare: “Non è da te!”»…
Bravo Massimo.
Ecco come vorrei fosse un coach sportivo dei settori giovanili: capace di valutare i ragazzi per il potenziale che hanno e non per le loro debolezze!
Siamo nel 2021, non basta più essere un buon preparatore atletico, un buon allenatore di gioco. Nel mondo sportivo di oggi, diventa ancor più importante essere un buon “preparatore di donne e di uomini”.
Bisogna valorizzare i ragazzi, anche e soprattutto, sotto l’aspetto caratteriale.
Spesso, i coach, dimenticano che non basta allenare i muscoli e il fiato dei
loro atleti. Insegnare la migliore tecnica e dare delle indicazioni di natura
tattica. I giovani hanno bisogno di vere e proprie guide, di punti di
riferimento in campo e anche fuori.
Di esempi positivi da seguire.
Troppe volte gli pseudo allenatori confidano sul fatto che atlete e atleti faranno
ciò che loro diranno.
Ma chi l’ha detto?
Ma dove sta scritto?
E poi, diciamocelo: perché le giovani
atlete/atleti dovrebbero fare quello che il loro allenatore dice loro di fare?
Esiste una sola risposta possibile: ragazze e ragazzi dovrebbero fare quello che il loro coach dice loro di
fare perché lo stesso coach, è un vero e proprio esempio positivo. Un Mentore
da seguire.
Insomma,
il coach sportivo dovrebbe (condizionale è d’obbligo) dare alle proprie atlete
e atleti, il buon esempio. E l’esempio arriva, non soltanto quando si vince, ma
soprattutto quando si perde e le cose vanno male.
Perché quando si vince è facile comportasi bene e dare il buon esempio. Molto più difficile farlo quando nulla funziona, si perde e le cose vanno a rotoli.
Come afferma ancora Massimo Piovano nel suo bel libro “Sviluppa il tuo carisma”, questa volta a pagina 22:
- «…Per queste ragioni è importante ripensare a un nuovo concetto di “vittoria”. Una vittoria che si fondi sulla capacità di accettare la sconfitta. Perché per imparare a vincere è anche importante imparare a perdere!»…
Bingo, mi verrebbe da dire.
Un coach sportivo capace di insegnare questo ai suoi ragazzi è senza alcun’ombra di dubbio, un “coach carismatico”! Un coach non soltanto capace dì insegnar sport, ma anche di essere una guida.
Perché, insisto: non basta dire di fare una cosa. Per essere credibili, bisogna farla per primi e diventare per i ragazzi un punto di riferimento.
Di professione faccio il mental coach e il formatore. L’esperienza m’insegna che vale molto più ciò che faccio, come mi comporto con le atlete e le persone che formo, di quello che paradossalmente dico.
Permettimi di essere volutamente un po’
maligno.
Spesso, molti allenatori (delle giovanili e non) fanno proprio così: predicano
degli ottimi comportamenti e poi, nella realtà della vita quotidiana o
sportiva, razzolano male, dando il cattivo esempio ai propri ragazzi.
Il coach sportivo - soprattutto quello dei settori giovanili - deve
essere una guida, un mentore. Una persona di carisma.
Spesso affermiamo che gli atleti in campo non hanno un comportamento esemplare,
né con l’arbitro né con gli avversari, ma ci siamo mai posti la domanda se il
loro allenatore gli abbia insegnato come comportarsi in maniera civile e
sportiva?
Non ti direi nulla di nuovo se scrivessi
che molto spesso, la mancanza di educazione di molti atleti arriva dal mancato
buon esempio dell’allenatore o, peggio, da scarsi valori trasmessi dalla
famiglia.
Insisto e corro il rischio di esserti
profondamente antipatico.
Forse, sono un po’ utopico, ma ho una
visione tutta mia di come dovrebbe essere un buon coach, un buon allenatore: dovrebbe
disporre di doti come la capacità comunicativa e quella relazionale; dovrebbe
essere capace di motivare e guidare un gruppo.
Dovrebbe essere un vero leader in campo e ancor di più fuori.
Insomma: un vero coach dovrebbe essere molto meno allenatore e molto più mentore, una vera e propria guida, un punto di riferimento per i suoi ragazzi.
E tu, come la pensi?
Se sei un coach sportivo dei settori
giovanili, non limitarti a far crescere i “tuoi” ragazzi solamente sotto il
profilo sportivo, ma aiutali anche sotto l’aspetto caratteriale.
Un giorno, quando avranno smesso di fare
sport agonistico, ti ringrazieranno.
Un abbraccio…
Giancarlo Fornei
Risorse utili per sviluppare il tema:
- “Sviluppa il tuo carisma” di Massimo Piovano.
- Un articolo molto interessante di Daniele Ercolani tratto dall’Osservatorio Nazionale dello Sport Giovanile sulla psicologia dell’allenatore carismatico.
- Il diverso ruolo del mental coach sportivo negli sport individuali e di squadra.
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